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Sdra, una ragazza in fuga dalla guerra

Dal "Marconi" un esempio di accoglienza e integrazione

Quest’anno abbiamo accolto nella nostra classe una ragazza d’origine siriana di nome Sdra in fuga dalla sua terra martoriata da una lunga e sanguinosa guerra. All’inizio come classe eravamo un po’ nervosi pensando al suo arrivo, perché alcuni di noi associavano i siriani ai terroristi. In classe si sentivano espressioni del tipo “ e se ha le bombe?!”. Quando l’abbiamo conosciuta ci siamo resi conto che era una ragazza con un bagaglio di sofferenza alle spalle. Aveva perso sotto i bombardamenti la sua bella casa, dei suoi parenti non aveva più notizie.

Era arrivata in Italia dopo due anni trascorsi in campi profughi ubicati fra Grecia e Turchia. Una organizzazione internazionale aveva provveduto al costo del viaggio suo e della famiglia composta da i due genitori e da tre fratelli. Da Roma erano giunti a Martina e qui accolti dall’associazione SALAM che provvedeva alla loro integrazione sociale. In classe era molto silenziosa e credo che non abbia mai capito il nostro chiasso se non come un eterno fastidio. Diceva spesso:“da noi no chiasso!!”. Si assentava spesso per problemi di salute conseguenti ai gas tossici dei

Foto d'archivio

bombardamenti. Il suo silenzio, la sua vita sofferta e il suo sguardo triste ci faceva riflettere sulla nostra condizione di adolescenti liberi che vivono in una realtà sociale in cui sono garantiti i diritti alla libertà e all’istruzione entrambi valori incancellabili per l’uomo. Una sua difficoltà è stata la lingua, il suo arabo contro il nostro italiano: una guerra fra alfabeti, suoni e grafemi. Con google traduttore l’abbiamo aiutata, ma soprattutto la sua voglia di imparare l’ha portata a integrarsi e in alcune occasioni a comprendere, attraverso la nostra gestualità, che avevamo bisogno di dialogare con lei. I giorni trascorsi insieme sono stati per noi momenti pieni di esperienze e confronti tra due culture così diverse. Abbiamo imparato a superare tutti gli stereotipi che ci avevano condizionato prima del suo arrivo e ci faceva piacere averla vicino. Ma, come tutte le cose belle, un giorno di Gennaio ci disse che stava per partire, lasciare l’Italia per raggiungere la Germania dove avrebbe incontrato un gruppo di siriani. Ovviamente la notizia ci prese in contropiede e le nostre emozioni furono messe a dura prova: perché ci lasciava? Avevano bisogno della sua presenza in classe per raggiungere quella serenità che spesso ci mancava. Qualche compagno non riuscì a nascondere gli occhi rossi e all’improvviso decidemmo di regalarle la “Pigotta” dell’Unicef che le avrebbe ricordato la nostra amicizia. Una nostra compagna pensò di dedicarle una poesia che riportiamo alla fine di questa riflessione.

3^A Scuola secondaria di primo grado


Cara Sdra, Mi dispiace tantissimo che tu e la tua famiglia ve ne andiate, vi stavate abituando alla nostra società. Dirsi addio fa sempre male. Quando entrasti per la prima volta in classe nostra, il mio obiettivo era di farti rendere a tuo agio e facendoti capire com’è il nostro mondo di studenti e la scuola italiana che ti spiega i principi fondamentali della vita . Visto che ci hai raccontato un pezzo della tua vita ti racconto un po’ la mia: anch’io ero una ragazza che aveva forza di volontà e che gli piaceva disegnare come te , ma il tempo nella mia classe lo trascorrevo sempre così : non parlavo mai con nessuno , andavo sempre in fila da sola ma non avevo mai rancore perché andavo pur sempre avanti pensando al mio futuro e allo studio, ma certo i momenti difficili possono essere affrontati con il coraggio, la volontà e la fiducia in se stessi ma io lo so che sei forte.

Hai delle belle qualità che potresti anche sfruttare e le cose che hai imparato in questi mesi potrebbero aiutarti in occasioni diverse, ti sei impegnata con la tua forza di volontà . Non eri mai sola ti eravamo accanto io, Anna e altre compagne. Spero che tu e la tua famiglia troverete una situazione migliore in Germania. Anche se sei lontano abbi fiducia in te stessa, non arrenderti mai, fregatene delle chiacchiere degli altri e ragiona prima di fare le cose perché tu meriti il meglio. Insieme a questa lettera troverai un portafortuna che ti accompagnerà per tutta la vita: una Pigotta dell’Unicef che quando sei nervosa potrai guardarla dritta negli occhi e abbracciartela forte forte così non sarai mai sola e avrai pur sempre un ricordo di noi. "C’è fame in te, Sdra". C’è Audacia. Solo che alcune persone non hanno il coraggio di dimostrarla perché l’hanno sepolta. Vivi bene, semplicemente vivi.

"Il nostro diritto più grande è quello di pensare ad un mondo più colorato"

Maria Elisabetta Laddomada


Marconi News
 
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